martedì 29 gennaio 2013

Alcune riflessioni flash intorno allo scenario attuale

E' passato più di un mese dall'ultimo commento e può apparire strana un simile rarefazione. Tuttavia un detto caro ai maestri di tai chi chuan recita: "quando tutto è caos intorno a te resta fermo come una montagna, appena soppraggiunge la quiete muoviti come un grande fiume". Ebbene siamo nel pieno del caos.

Il Giappone, sull'orlo del collasso economico, ha scelto, a cavallo di anno, la strada della disperazione attuando una manovra di politica di bilancio di portata enorme ed una linea di politica monetaria in grado di distruggere lo yen nei prossimi 18-24 mesi. Un vero suicidio economico che, per parafrasare Christine Lagarde del FMI - la quale così commentava la situazione economica globale osservando una crescita attesa per il 2013 troppo esangue -, corrisponde ad affermare: "O la va, o la spacca". Il punto è che certamente una mossa di questo tipo lo yen "lo spacca". Anche se l'Esecutivo nipponico dovesse  conseguire l'obiettivo di rianimare l'export pagherebbe, anzi verosimilmente pagherà, la mossa con la destabilizzazione della montagna di debito pubblico in essere, non importa se in larga parte nele mani di operatori domestici.

L'Euro, dal canto suo, ha raggiunto una situazione di stabilità che in realtà è assai precaria: il mare di liquidità iniettata con le operazione LTRO a cavallo tra 2011 e 2012 ed il piano di OTM varato a settembre  non hanno risolto i problemi strutturali alla base della crisi del debito sovrano nei paesi periferici: "kicking the can". Le prospettive di recessione per Eurozona nel 2013 e la concomitante crescita ridotta della Germania anno rischiano, anzi, di far ritorcere quelle misure - come un boomerang - proprio a sfavore dell'Unione Monetaria. Il sistema bancario di Eurozona vale circa 46 mila Mld di USD mentre il PIL dell'UME è pari a circa 17 mila miliardi, ciò significa che la "government money" in caso di necessità non sarà in grado di effettuare un salvataggio dell'intero sistema, la BCE potrebbe finire per per stampare moneta senza limiti per evitare una simile crisi. A quel punto la Grecia potrebbe cercare di uscire dall'Eurozona, più probabilmente prima che dopo.

Frattanto la Germania sta rimpatriando le sue riserve auree che ammontano a circa 3,400 tonnellate, il secondo maggiore livello di riserve a livello globale dopo gli Stati Uniti, e sta cercando di reimpatriarlo prelevandolo dai caveau della FED di New York, dalla Banca d'Inghilterra e dalla Banca di Francia. In questo modo, indirettamente, invia un messaggio cruciale ai mercati finanziari: probabilmente si sta preparando ad un uscita anch'essa dall'Eurozona.

La Germania sa infatti che da sola non potrà salvare l'intera Eurozona e l'oro riportato in patria potrebbe essere usato per garantire il Marco Tedesco nel caso, oggi assai probabile nonostante la calma apparente, dovesse decidere di ritornare alla sua vecchia moneta. Il punto è se le banche centrali depositarie hanno ancora nei forzieri l'oro tedesco od al suo posto hanno solamente impegni a restituirlo da parte di terzi. Se la Germania dovesse lasciare l'Eurozona innescherebbe comunque una crisi di proporzioni gigantesche.

Anche il dollaro USA si trova in una crisi di fiducia di notevoli proporzioni. Il momento da tenere sotto osservazione è alla fine di febbraio quando il Congresso negozierà il tetto al debito pubblico di 16 mila mld di dollari. La disputa tra Repubblicani e Democratici potrebbe influenzare i mercati finanziari, innescando una crisi di fiducia nei treasury statunitensi. Allora, se i compratori di bond USA non copriranno completamente l'offerta di titoli sul mercato primario e la FED non potrà compensare il difetto di domanda dei treasury, il dollaro affonderà. Un default del dollaro è oggi sempre più probabile tenuto conto della non convergenza nelle condizioni di stabilità del debito pubblico che, secondo alcune statistiche non ufficiali ma ben argomentate, viene creato al ritmo di 7 mila mld di USD all'anno.

 A questo punto potrebbe bastare un cerino per accendere un incendio di proporzioni enormi e probabilmente solo lo Yuan e le valute del sud-est asiatico riuscirebbero a superare la prova. In questo caos per ora appare quindi opportuno rimanere fermi come la montagna, mantenendo posizioni che potrebbero sembrare in controtendenza ma che, nel momento del punto di giuntura, saranno quelle più corrette al centro del flusso del fiume in piena, perfettamente in sintonia ed in armonia con la sua corrente.